Nel mio immaginario l'Autunno è un carattere maschile. Il suo incedere è lento ma costante, caratteristica che gli permette di preannunciare il suo arrivo nelle giornate di fine settembre senza ancora squarciare il velo dell'estate, Solo dopo aver conquistato in ottobre il proscenio dell'incedere delle stagioni, solo allora, la mascolinità dei suoi lineamenti prende forma catturata dal vinaccio della vendemmia. Così mentre il pubblico pagante attende il colpo di scena, il delitto passionale, il ratto dell'ultima spiga di grano, l'ultima spuma dell'onda, l'Autunno arriva a colorare la molteplicità dei paesaggi con pennellate di colore fugaci, illogiche eppure armoniche tra le fronde ingiallite degli alberi, sulle creste di onde sempre più austere, sulla lama insanguinata del maiale grasso. L'Autunno ha labbra serrate come colui che sa che non esiste preghiera o perdono per aver deciso le sorti di quella fanciulla dai piedi nudi chiamata estate, un ultimo bacio giudeo tra le cortecce di alberi spogli, un ultimo bacio prima che il pollice sia verso.