Pedigree
- artearchetipo
- 3 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 9 mar
Mi sento spesso chiedere quale sia il mio curriculum artistico e di quanto questo sia la chiave di volta per affermarsi nel mondo dell'arte. Spesso non rispondo, la maggior parte delle volte la domanda mi spiazza perché le parole che condivido sono ben diverse da quelle che attraversano i miei pensieri. Partiamo da un presupposto: il mio curriculum artistico è quello di un tagliaboschi alla riunione di una NewCo. che sta per quotarsi in borsa. Come tagliaboschi sarei anche in grado di apportare un contributo alla discussione perché in fondo la vita di un azienda non è molto diversa da quella di una sequoia: nasce, cresce, compete per la luce e infine viene smembrata in blocchi quadrati che diverranno a loro volta altri manufatti umani su cui qualcuno guadagnerà e qualcun altro investirà il capitale di una vita. L'ho anche fatto in passato ma le mostrine sulla mia giacca erano diverse. Nella realtà invece avete mai visto un tagliaboschi siglare un accordo per un OPA di una grande azienda? Forse il Sig. IKEA che non so perché la mia mente contorta assimila ad un boscaiolo svedese che profuma di dopobarba muschio e faggio. Così mi ritrovo spesso ad essere pervaso da un irrazionale senso di inadeguatezza di fronte alle vetrine virtuali di alcuni artisti tecnicamente perfetti, scolasticamente irreprensibili, i cui follower rasentano la densità di popolazione di tutta Tokyo. Dura poco per fortuna perché, anche se le mie origini non sono esattamente partenopee, mi ricordo di quando ero uno scugnizzo, di quanto ancora oggi lo sia e di quella sensazione che mi riempiva i polmoni quando riuscivo a perdermi nella bellezza del mondo, senza costrutti, senza aspettative da rispettare, da incorniciare dietro un canone condiviso.
Questo è il mio curriculum artistico, aver conservato le mie scarpe rotte anche quando potevo averne di nuove solo perché quelle suole potevano raccontare avventure che nessuno aveva vissuto, aver vissuto forzatamente l'astinenza dal superfluo perché per sopravvivere quel mese dovevo realmente tornare all'archetipo delle cose essenziali, aver sentito quanto caos può fare il silenzio, quante sfaccettature possano realmente celarsi dietro una monocromia, quanto sia preziosa la solitudine del lupo per preservarsi aspettando un'altra volta di aprire gli occhi e di vederla quella bellezza senza canoni. Chi di voi mi accompagna da qualche tempo conosce il significato dell'immagine che ho voluto associare a quella sfera social, markettara, comunicativa che accompagna questo progetto che è parte integrante delle mie giornate. Io sono e rimarrò sempre un Artenauta che si meraviglia ancora della bellezza della vita in tutte le sue forme quando la scopre. Un Artenauta che ricerca l'archetipo di ogni sensazione che lo attraversa perché per diverso tempo ha limitato il suo essere in una sfera bidimensionale, ma chi ha il dono di osservare un lupo sa che questo è un prisma, condannato a vivere di luce, a cercarla per nutrirsene e a restituirla al mondo sotto forma di orme indelebili e indecifrabili. Al di là di qualsiasi elenco costruito su un foglio bianco, al di là di qualsiasi mostrina, titolo o fregio, questo è il mio curriculum artistico. Sta tutto qui, in questa foto rubata a cui ho appositamente tolto i colori, questi appartengono al momento.
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